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Covid19: la risposta dei social all'infodemia

Scritto da Mario Bisso | 30-mar-2020 15.51.47

L’OMS ultimamente è ricorsa spesso al termine “infodemic”, parola formata da information+epidemic che è quindi una metaforica “epidemia” di informazioni false o fuorvianti che si propagano con il diffondersi su larga scala di una malattia infettiva.
Alimentate dalla proliferazione di pseudo-esperti che aumentano confusione, ansia e panico, si diffondono rapidamente grazie ai social e altri mezzi di comunicazione digitali.

Tutte le principali piattaforme social sono state messe sotto pressione per ricorrere ad una regolamentazione stringente in grado di arginare il fenomeno e il 16 Marzo, Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Reddit, Twitter e YouTube hanno rilasciato una dichiarazione unanime nella quale comunicano di aver intrapreso un’azione comune per combattere “frodi e disinformazione” rispetto al virus Covid19.

Ma in effetti, cosa è stato fatto?

Facebook

La più grande piattaforma social del mondo è stata oggetto di fortissime critiche quando si è rifiutata pubblicamente di intervenire attivamente sul controllo delle falsità propagate dalle inserzioni politiche, tuttavia ha preso posizioni molto dure nella questione Coronavirus.

Sulla scia di una emergente richiesta dal basso di maggiore qualità e controllo dell’informazione cross-platform, il 18 Marzo Facebook ha lanciato un “Centro informazioni sul coronavirus”, un’iniziativa che si spera possa aiutare le persone a trovare informazioni e consigli per smascherare le informazioni false e trovare raccolti i principali post e aggiornamenti ufficiali (in Italia direttamente dal Ministero della Salute).

Per la parte sponsorizzata, gli annunci vengono posti ad un filtro di controllo più stringente e le contromisure contro i trasgressori non prevedono avvertimenti prima del ban definitivo e quando l’utente cerca “coronavirus” trova solo fonti di informazioni ufficiali.

Parte integrante di questa nuova policy di “fact-checking” è l’etichettatura (per adesso solamente negli Stati Uniti) delle informazioni approvate mediante un apposita icona. Mark Zuckerber ha recentemente annunciato che la piattaforma rimuoverà teorie cospiratrici relative al Covid-19 segnalate dalla Global Health Organisations e donerà inserzioni gratuite alla World Health Organisation.
Potete seguire gli aggiornamenti di facebook dalla loro pagina ufficiale.

Google

Analogamente a quello che sta accadendo per Facebook e Instagram, Google ha bloccato tutti le inserzioni volte a trarre profitto dalla pandemia, in linea con le sue nuove e sempre più stringenti policy contro i contenuti non appropriati, e sul Google Play Store ha disabilitato le ricerche di app con la parola “coronavirus”.

Attraverso una combinazione tra controlli automatici e manuali, Google sta eliminando informazioni fuorvianti e recensioni false relative a strutture ospedaliere private su Goolge Maps.

L’azienda ha inoltre instaurato una partnership con il Governo Americano per lo sviluppo di un sito web dedicato all’informazione e alla prevenzione da Covid-19 come primo passo verso un vero e proprio motore di ricerca di informazioni ufficiali appena pubblicato e che si appoggia all’ormai consolidato Google Fact Check Explorer.

Potete seguire gli aggiornamenti di Google dalla loro pagina ufficiale.

YouTube

Così come sta facendo Facebook nella sua sezione video, la piattaforma di Google ha introdotto un banner informativo in cima ai risultati di ricerca ogni qualvolta che il termine “coronavirus” viene ricercato, oltre a donare budget media gratuito alle organizzazioni sanitarie e impegnandosi a rimuovere tutti i video dannosi e contenenti informazioni fuorvianti.

Inoltre, già all’inizio di Marzo, la piattaforma ha cominciato ad eliminare contenuti video sponsorizzati a tema coronavirus in linea con le sue nuove policy per gli inserzionisti e divulgando informazioni e linee guida da seguire per poter usufruire dei propri servizi.

Whatsapp

In questo periodo siamo stati tutti più o meno testimoni del proliferare di messaggi vocali allarmanti e contraddittori, inoltrati da questo o quell’altro contatto della nostra rubrica. Purtroppo, grazie anche agli algoritmi e ai protocolli di sicurezza che il sistema di messaggistica di casa Facebook utilizza per preservare la privacy dei propri utenti, questi messaggi non possono essere intercettati e moderati.

Facebook è comunque intervenuto annunciando che sta utilizzando le API per identificare account whatsapp che fanno un uso improprio della piattaforma attraverso invii massivi di messaggi automatici.

Il 18 Marzo, Whatsapp ha lanciato il suo Centro Informazioni Ufficiali, in collaborazioni con diverse associazioni nazionali e governative, con l’intento di fornire informazioni ufficiali a tutti i suoi 1.6 Miliardi di utenti, mentre il 20 Marzo la World Health Organisation ha lanciato il suo chatbot ufficiale.

Twitter

Come Facebook, Instagram e YouTube, anche Twitter indirizza i suoi utenti che cercano termini correlati al coronavirus all’account del Ministero della Salute, oltre a fornire una raccolta di tweet ufficiali.

Il 18 Marzo Twitter ha aggiornato la propria Safey Policy annunciando di eliminare tutti i tweet che possano “esporre gli utenti ad un alto rischio di trasmettere il covid-19”. La nuova policy si propone di eliminare tweet che neghino le teorie ufficiali, che incoraggino trattamenti medici e terapie diagnostiche arbitrarie o tweet con citazioni false. Anche Twitter sta devolvendo budget media gratuito alle principali organizzazioni sanitarie internazionali.
Potete seguire gli aggiornamenti di Twitter dalla loro pagina ufficiale.

Instagram

Analogamente a Facebook, Instagram sta bloccando e reindirizzando hashtag correlati con il coronavirus ad organizzazioni governative e associazioni sanitarie di livello nazionale o internazionale.
Come misura aggiuntiva, e in maniera automatica, reindirizza post e contenuti sospetti ai partner impegnati nel fact-checking, contribuendo al blocco e al ban degli account pubblicitari ritenuti colpevoli di trarre profitto tramite atteggiamenti ingannevoli.