Influencer marketing: quali prospettive per il futuro?
Esercitare l’attività di influencer in Italia sembra un’autentica sfida. ONIM, Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, ha appena pubblicato il suo report in merito: solo il 17% degli italiani che svolgono questo tipo di professione riesce a mantenersi.
Fra gli intervistati, il 24% dichiara di non chiedere mai un compenso per la propria collaborazione, mentre solo il 38% di questi compensi consiste in un contributo economico. Molto interessanti anche i dati sull’età, da cui emerge un esercito di giovanissimi: il 60% è under 30 e il 38,3% è addirittura under 20.È forse giunto il momento della saturazione di questo mercato? Certamente questi numeri ci dicono che lavorare come influencer non è per tutti. Non è un mestiere che è possibile intraprendere improvvisando, né tantomeno senza conoscere al massimo grado gli strumenti di cui si dispone sul web. È ancora più vero ora che l’attività di pubblicità online è aumentata in maniera esponenziale e allo stesso tempo si è creata una percezione molto più acuta della privacy, anche dal punto di vista normativo.
Sempre dalla ricerca di ONIM, scopriamo che il canale più sfruttato dall’influencer marketing resta saldamente Instagram. Ma proprio Instagram ha scelto di fare un test, per ora limitato ad alcuni account: oscurare i like dalle immagini postate. “Stiamo testando questo perché vogliamo che i tuoi follower si concentrino sulle foto e sui video che condividi, non su quanti sono quelli che ricevono like”, ha detto il portavoce del social network. Del resto, la questione della competizione sui social, in cui tutti noi partecipiamo a una specie di corsa al “mi piace”, è ormai ampiamente dibattuta anche da psicologi ed educatori. Ma quale potrebbe essere la “vera” motivazione?
Naturalmente il test di Instagram è legato anche alla necessità di trasparenza promozionale nella collaborazione fra brand e creatori di contenuti. Se il social rendesse permanente l’invisibilità dei like, l’influencer marketing dovrebbe per forza ritarare le proprie linee guida, ad esempio favorendo ulteriormente le stories rispetto ai post. In ogni caso, l’influencer potrebbe ancora visualizzare i propri like, mentre il brand non ne avrebbe più la possibilità: le relazioni fra le due parti dovrebbero a loro volta cambiare.
Una più stringente regolamentazione dell’influencer marketing da un lato e le continue svolte decise dai social network dall’altro potrebbero contribuire a professionalizzare finalmente la figura del creator, rendendola più autorevole, flessibile e degna di fiducia, e allo stesso tempo ravvivare una situazione a rischio di soffocamento. La risposta, come sempre, sarà nelle reazioni di noi utenti.